L’iter classico della vita di una startup si può generalmente dividere in due casi: nasce, cresce e si evolve in un progetto funzionante e con un futuro. O nasce, cresce e, per dirla schiettamente, muore.
Esiste però un caso ibrido, in cui l’esistenza della startup, nonostante i suoi sforzi e la sua crescita sana e robusta, viene brutalmente interrotta dai suoi stessi “padri”. È il caso di TweetBackup.
Nouncer: poteva essere Twitter, invece è mancato il coraggio
Già, Nouncer ci racconta proprio questo: la storia di una start up in cui di certo non mancavano le idee, ma la voglia di provarci veramente.
Tutto nasce nel 2006, quando Eran Hammer decide di iniziare a lavorare su un servizio web di microblogging che sarebbe dovuto diventare un social network. L’idea era partita in modo curioso: l’azienda per cui lavorava Hammer aveva spostato il suo team da uno stabile in cui ogni dipendente aveva il suo ufficio, a uno in cui c’era un unico open space. Ciò, spiega il fondatore di Nouncer, aveva comportato un considerevole aumento di malumori tanto che “si producevano più pettegolezzi che codici C++”.
H2Mob: ottimo social italiano semplicemente scomparso
Nei miei articoli precedenti ho sempre e solo parlato di startup che con l’Italia avevano poco o nulla a che fare.
Tanti giornalisti e tanti addetti ai lavori mi hanno chiesto il motivo.
Beh, il fenomeno startup in Italia si può dire si sia realmente sviluppato solo negli ultimi 3-4 anni, con un boom negli ultimi 2: troppo pochi per capire se poi effettivamente una startup sia ormai alla frutta o abbia ancora speranza di farcela.
Boompa, il social per gli appassionati di auto, morto per mancanza di cash
“Ormai esistono social network su qualsiasi argomento. Se ce ne sono persino su cani e gatti, perché non ne dovrebbe esistere uno sulle macchine?”
L’idea di partenza di Dave Snider ed Ethan Lance non fa una piega. Per quale motivo, allora, Boompa.com, la loro web community dedicata ai fanatici di automobili, ha dovuto chiudere dopo pochi mesi di vita?
Turntable.fm: giusto chiuderlo per spingere Turntable live?
10 settembre 2013, dal blog di Turntable: We love interacting and DJing with our community. Turntable is incredibly important to us (…). We aren’t trying to kill it, you are watching us fight for it.
22 novembre 2013, dal blog di Turntable: As much as we all love turntable.fm, we have decided to shut it down to fully concentrate on the Live experience.
Quando si dice la coerenza.
Per una volta non parlerò di una startup completamente fallita, ma di un progetto nato con un obiettivo e che si è ritrovato poi a focalizzarsi su un altro.
YouCastr: senza passione non fate la vostra startup!
“Abbiamo dato vita a questa società perché volevamo entrare nel mondo imprenditoriale, ma non eravamo innamorati dell’idea e non eravamo mai stati core user del prodotto che vendevamo”. L’affermazione di Ariel Diaz, CEO di Youcastr, lascia poco spazio all’immaginazione. Vi pare strano che questa Startup sia morta? A me no.
Portachiavi e condom, ovvero anche le storie più assurde hanno molto da insegnare
Navigando sul web mi sono imbattuto su una storia molto curiosa che, nonostante la sua particolarità, o forse proprio per quella, ha molto da insegnare a tutti gli strartupper.
Dobbiamo tornare alla fine degli anni ‘90, anno in cui lo Stanford Magazine pubblicò l’articolo di un suo ex-studente, Robert L. Strauss, che negli anni Ottanta, in barba al suo MBA in General Management e al MA in International Economics, si è visto nascere e poco dopo morire tra le mani quella che lui considerava l’idea del secolo.