Boompa, il social per gli appassionati di auto, morto per mancanza di cash

Boompa

“Ormai esistono social network su qualsiasi argomento. Se ce ne sono persino su cani e gatti, perché non ne dovrebbe esistere uno sulle macchine?”

L’idea di partenza di Dave Snider ed Ethan Lance non fa una piega. Per quale motivo, allora, Boompa.com, la loro web community dedicata ai fanatici di automobili, ha dovuto chiudere dopo pochi mesi di vita?

Per trovare una risposta a questa domanda dobbiamo tornare al 2005, anno in cui i due esperti informatici si licenziarono da CNET Networks, dopo aver dato vita a progetti importanti come MP3.com e TV.com. Il motivo? Erano frustrati riguardo la direzione che i prodotti ai quali avevano praticamente dato la vita stavano prendendo. “E cosa fanno i lavoratori altamente specializzati di grandi compagnie che si sentono frustrati? – chiede Dave Snider nel suo Post mortem su Boompa.com – Si licenziano!”.

Se il nostro amico vi sembra un po’ troppo sicuro di se stesso, aspettate di leggere il resto!

Dave ed Ethan non erano partiti da subito con l’idea di creare questo social network per amanti delle macchine, ci sono arrivati dopo una serie di ricerche di mercato basate sul rapporto tra riviste specifiche e siti Internet riguardanti lo stesso argomento. “Il sito che si deve creare deve essere relativo all’argomento con maggior copertura di riviste e minor copertura web, in modo da replicare l’interesse cartaceo anche su Internet”, spiega Dave. Concetto a mio avviso molto intelligente e corretto.

Una volta deciso il campo d’azione, i due si sono chiesti che tipo di sito di macchine volevano creare. Nel porsi questa domanda si sono resi conto che non c’erano molti siti relativi alle automobili e che, gli unici esistenti, riguardavano la compravendita dei mezzi.

Per questo la scelta è caduta su una community fatta su misura per patiti di macchine. Gli users avrebbero potuto non solo inserire informazioni riguardanti le auto che possedevano o quelle che avrebbero voluto possedere, ma anche taggare e commentare altri veicoli, contattandone i proprietari o aggiungendoli come amici.

Lo step successivo è stato quello di capire se c’era effettivamente spazio per Boompa sul mercato. Il risultato della ricerca è stato positivo: Dave Snider ed Ethan Lance avevano scoperto, infatti, che nel campo pubblicitario on line le auto hanno un altissimo CPT che i possibili competitor non erano al loro livello né per quanto riguardava il progetto, né per il design.

A questo punto, ecco spuntare di nuovo la domanda fatidica: se tutte le premesse erano così buone, perché la startup non ha avuto successo?

In questo caso non è stata la mancanza di un’analisi di mercato ma una scarsa pianificazione, soprattutto finanziaria.

Infatti non era stata pianificata in modo corretto la gestione della liquidità e la relativa richiesta di fondi che sarebbero serviti per far viviere e sviluppare la loro azienda.

Dave ed Ethan, infatti, non avevano pensato di cercare finanziatori, o meglio, probabilmente credevano che sarebbero scesi dal cielo, grazie ai loro “più che soddisfacenti cv”, come li definisce Dave. Forse per questo, o forse perché i due erano “nerd interessati a costruire il loro sito e non a stringere mani”, gli unici finanziamenti che Boompa.com ha visto sono stati i soldi ricavati dalla vendita di Guzzlefish.com – piccolo sito creato da Dave – e quelli generosamente prestati dai genitori di Dave. (Avevo già parlato di un’altra mamma che aveva fatto “danni” alla startup del figlio, ricordate?)

I due avrebbero dovuto privilegiare non solo l’aspetto tecnico ed informatico del loro progetto, ma anche quello finanziario, magari assumendo una persona che se ne occupasse, invece di scegliere di lavorare solo in coppia.

E, perché no, magari avrebbero potuto decidere per una città diversa da Berkeley come base operativa. Affitti bassi e “donne belle ed irraggiungibili che ti spingono ancora di più verso il successo”, infatti, sono senza dubbio i pro di una città universitaria, ma se hai 18 anni! Un luogo più industriale, con un maggior numero di potenziali finanziatori avrebbe senza dubbio aiutato Boompa.com a decollare.

Infatti volendo riassumere possiamo dire che l’idea era molto buona, il sito era ben fatto, la creazione di questo social network per i fan delle auto era sicuramente un’idea potenziamente vincente ma non hanno avuto la forza finanziaria per creare un data base utenti in grado di rendere sostenibile il progetto.

Perché si sa, potrà sembrare poco poetico, ma Cash is the King. Senza soldi non si vada nessuna parte!

E i due fondatori? Non si sono persi d’animo e già subito dopo la chiusura di Boompa, avvenuta ufficialmente nel 2008 (ma già a fine 2006 avevano capito che non ce l’avrebbero fatta) hanno lanciato il sito comicvine.com, una community dedicato ai fumetti e a tutto quello che ci sta attorno (recensioni, video,…). Oggi è la più grande community indipendente sull’argomento (Marvel.com è la più grande, ma non è ovviamente indipendente).

Comicvine

4 Comments

  1. Grazie per la segnalazione Andrea.
    Avrei una domanda però: di quali fondi in particolare avevano in bisogno i fondatori?
    Non mi pare che un portale che non abbia le ambizioni di Facebook possa avere costi di mantenimento stratosferici.
    Il problema era nel mantenimento, nello sviluppo di nuove funzioni (ma mi pare di aver capito che fosse tutto “fatto in casa”) oppure negli investimenti pubblicitari?
    Mi viene da pensare che forse il progetto non avesse tutto questo appeal… altrimenti qualche $ sarebbe arrivato… anche un autofinanziamento…
    Sbaglio?
    Saluti!

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    • insomma.. Costi vivi ce ne sono e costi di sviluppo anche, senza arrivare alla pubblicità. Il problema è se aveva delle entrate o se voleva crescere vivendo d’aria sperando un giorno di rifilarlo a qualcuno…

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  2. In effetti non mi sono chiarissimi due aspetti, già affrontati nei commenti precedenti. L’obiettivo del progetto era finalizzato ad avere un guadagno? E, se sì, con quali modalità?
    Non mi è chiarissimo inoltre quali fossero e a quanto ammonterebbero i costi di gestione o mantenimento di una tale piattaforma. Sono tali da dover ricevere un finanziamento (più o meno grosso) per poter andare avanti?
    Grazie, un saluto

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