YouCastr: senza passione non fate la vostra startup!

YouCastr

“Abbiamo dato vita a questa società perché volevamo entrare nel mondo imprenditoriale, ma non eravamo innamorati dell’idea e non eravamo mai stati core user del prodotto che vendevamo”. L’affermazione di Ariel Diaz, CEO di Youcastr, lascia poco spazio all’immaginazione. Vi pare strano che questa Startup sia morta? A me no.

Per capire cos’è successo dobbiamo fare un passo indietro nel tempo, al 2007, anno della sua fondazione. L’idea era nata durante un viaggio in macchina, da una discussione tra Ariel Diaz e il suo grande amico Jeff Dwyer. Parlando di idee più o meno particolari che stuzzicavano la fantasia dei due, Diaz pensò a quanto gli sarebbe piaciuto portare la vecchia serie televisiva americana Mystery Science Theater 3000 nel nuovo millennio, permettendo a chiunque di vederla e lasciando la possibilità di commentarla.

L’idea non era male, ma Diaz si rese conto che il mercato ideale per rendere concreto questo progetto sarebbe stato quello sportivo. Per evitare di dar vita all’ennesima piattaforma podcast, non particolarmente interessante a livello tecnologico, inoltre, decise di aggiungere la possibilità agli utenti di commentare live ciò che guardavano.

Passarono pochi mesi dal fatidico viaggio in auto e venne costruita una squadra composta da 4 membri, che diede il via alla creazione di una versione alpha del progetto.

Una piattaforma quindi che permetteva ai proprietari dei contenuti di mettere video online, trasmettendoli live, oppure caricandoli per il download a pagamento. I video più caricati erano eventi sportivi, musical, performance teatrali. Il 70% del guadagno sarebbe andato al produttore del video, il resto a YouCastr.

 

Purtroppo nel 2010, dopo tre anni dedicati alla crescita degli affari, all’assunzione e al licenziamento del personale e a buoni guadagni, YouCastr si è dovuto arrendere e ha dovuto staccare la spina.

I motivi sono i più disparati, a cominciare da quelli economici:

–        troppo tempo perso a cercare finanziatori: 6 mesi persi a cercare di raccogliere soldi durante una crisi finanziaria non hanno dato i risultati sperati;

–        la mancanza di denaro: nonostante i tentativi di generare nuove entrate e di resistere il più possibile, alla fine i soldi per portare avanti la Startup erano finiti.

Da non tralasciare nemmeno le ragioni riguardanti le soft skills2:

–        mancanza di leadership tra i 4 soci: il numero di fondatori – 4 – di per sè non era troppo alto ma non c’era una chiara suddivisione decisionale e una chiara leadership (chi aveva l’ultima parola?), questo comportava infatti troppi rallentamenti nei processi decisionali. Tutti volevano dire la loro. E questo è stato uno dei problemi del pivot. In un’azienda non esiste democrazia, non deve e non può esistere a mio avviso;

–        il team era pronto a mollare: viste le difficoltà, la squadra era prontissima ad andare oltre e a cambiare lavoro. Dopotutto la startup era nata solo come un progetto part-time!

Altrettanto fondamentali i motivi indipendenti dalla startup:

–        partner importanti (The Kraft Group, New England Patriots, tanto per citarne un paio), ma lenti: quasi sempre le partnership di alto livello sono positive, ma, purtroppo, le grandi società sono molto più lente delle startup e non sempre danno i risultati sperati;

–        il mercato non era pronto: “perché chi guarda i miei video deve pagare”? I creatori dei video la pensavano più o meno tutti così, e, forse, non avevano nemmeno torto.

Mancanza di ruoli decisionali chiari, un mercato non ancora pronto, poco amore per il prodotto finale e sempre meno soldi (cash is king!)  Gli errori commessi da Ariel Diaz e dell’amico Jeff Dwyer sono davvero innumerevoli.

Di positivo c’è che l’ex CEO di YouCastr l’ha presa con filosofia e guarda al futuro con ottimismo, stilando una lista infinita di problemi che la sua Startup non è riuscita a superare.

E ammettendo che, senza passione, non si va da nessuna parte. Ma questo, chi mi segue sul blog, sa che è un mio pensiero ricorrente.

2 Comments

  1. La vera innovazione di questo ennesimo prodotto informatico, credo che stia nel fatto che il CEO, abbia espresso pubblicamente e serenamente gli errori, sopratutto umani, del team.
    Mi chiedo come sia possibile affrontare una startup senza metterci il 100% del proprio impegno e fossilizzarsi solamente sull’idea iniziale.
    Con i problemi di base del management, sembra incredibile che siano andati avanti per 6 anni e probabilmente, anche se avessero trovate il finanziatore con il sacchetto d’oro, l’avrebbero sperperato.
    Se si pensa di fare una startup per emulare Mark Zuckerberg (e i suoi denari) e non semplicemente e banalmente, per costruirsi il proprio posto di lavoro, questo è il risultato.
    complimenti per l’articolo, perchè fa riflettere. Ciao

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  2. Temo che ogni realtà sia una situazione a sé. Ci sono startup e startup (sempre ammesso che pensiamo al termine “startup” tutti alla stessa maniera)… e diverse fase di vita di ognuna.
    Intendo che almeno in fase iniziale, solitamente (a meno che non si abbia la disponibilità economica e lavorativa per fare altrimenti), ci si dedica part time al progetto ed all’idea. Ovviamente però mettendoci energie, risorse (economiche e temporali) ed entusiasmo.
    Non appena però si decide di partire poi però sono d’accordo che sia necessario ed anzi indispensabile dedicarci tutte le proprie energie. A questo punto il part-time non ha più senso: se si vede che full time il progetto non sta in piedi da solo, allora c’è qualcosa che non va.
    Riguardo al team: 1, 2, 4, 20… è sempre un casino… sempre complesso. Quello che è stato giustamente sollevato qui è il problema dei ruoli. Sono appena uscito da una startup molto promettente (in partenza a Gennaio 2014) anche per questo: i ruoli.
    Non è semplice, soprattutto quanto si è giovani ed inesperti.
    Incompresioni, amicizie, rancori, soldi… tutti fattori molto difficili da gestire. Ma che è necessario farlo se si vuole iniziare.
    Nella mia altra startup vogliamo partire coi piedi per terra, provare e vedere… siamo in 2, siamo entusiasti e siamo curiosi di vedere che accoglienza avrà.
    Siamo pronti a riconoscere gli errori e capire fino a che punto potremo spingerci ^_^
    Yeah!

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