Super valutazioni di una startup in fase di seed: è uno dei problemi?

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Sempre più in questi anni leggo di e (qualche volta) investo in startup la cui valutazione già a 2-3 mesi dal lancio è di 1,  2 o più miliori di euro.

Addirittura da parte di chi non ha track record alle spalle, o curriculum che facciano ben sperare.

E non sto parlando ovviamente di società ad elevato contenuto tecnologico/robotica, magari coperta da brevetti. No, mi riferisco alle centinaia e centinaia di iniziative che spuntano come funghi in Italia da parte di neo imprenditori che, a furia di leggere centinaia di articoli su quanto sia bello fare la startup e credo anche ispirati dal mito dell’Eldorato (leggasi EXIT MILIONARIA) sono indatti a credere e credono che start-app = startup = impresa.

Ho pure letto recentemente anche chi ritiene che fare STARTUP non è e non debba essere come fare IMPRESA, e qui a mio avviso si rasenta il controsenso.

Ma andiamo con ordine.

La fase di seed è ovviamente cruciale perché gli imprenditori (anche se dovrei chiamarli startuppari ma non riesco) finiscono il capitale inziale e hanno bisogno di una prima importante spinta per crescere e validare la loro idea.

Ma hanno bisogno di finanza o soprattutto capitale umano? O di entrambe?
Ormai non si trovano più richieste di investimento per società con valutazioni inferiori ai 400mila euro, anzi. Come scrivevo prima, quasi sempre le valutazioni rasentano il milione.

Quindi chi investe 5-10-20k euro lo fa per avere in cambio una quota realmente minimale della società. E chi investe in questo modo … è e può essere realmente committed sul progetto?
E’ veramente disponibile ad impegnarsi per farlo crescere e aiutarne lo sviluppo o lo considera per quello che è, un mero apporto e rapporto finanziario (di capitale di vero rischio)?

Parlo sia da ex startupper (ho fondato Wish Days nel 2006 con 150k in cambio del 65% dell’azienda. Oggi fatturiamo oltre i 40M di euro e vogliamo raggiungere i 100 entro il 2019, con soci straordinari molti dei quali sempre di grandissimo supporto e valore)  sia perché ho investito in una decina di iniziative negli ultimi  2 anni, la cui valutazione più bassa è stata di 800k pre-money. E ora mi chiedo: sono committed su questi progetti? Sono realmente disponibile a mettere i miei contatti, il mio tempo, la mia energia su società in cui ho lo 0,3%, l’1% o il 3% del capitale?

La risposta nel mio caso è negativa. Si rimane sempre disponibili ad aiutare su richiesta ma non sono mai proattivo. Sbaglio io?

Non lo so.

So però che sarebbe diverso se avessi un imprenditore che dicesse, ad esempio: “ho bisogno in fasee di seed di 200k, valuto l’azienda 400k. Se poi però i numeri del business plan su cui si basa il tuo investimento sono rispettati,  la mia quota non è più del 50% ma del.. .60%? 70%”.

Poi non è facile ma nelle fasi più avanzate, quando si raccolgono soldi veri e si fanno entrare fondi di VC, si possono trovare meccanismi per migliorare e tenere motivato il founder. Che, ribadisco non deve per forza avere la maggioranza dell’azienda e può comunque essere felice e motivato (ed in controllo della sua “creatura”).

Il ruolo della finanza smart è e rimarrà importante, permette di fare leva, di crescere, di competere.

Ma se continuiamo a spingere sul concetto, anche culturale, che sia necessario fare una startup per poi avere un’exit e non si ritorna a considerare startup=impresa… non credo che il sistema reggerà a lungo e la mortalità delle startup crescerà ancora.

E sono sempre più convinto che per fare “statup”, per diventare medie e grandi aziende, per competere a livello internazionale, per permettere a questo paese di giocare un ruolo da protagonisti con la rivoluzione tecnologica, digitale, esponenziale, a cui stiamo andando incontro, sia necessario creare intorno ai neo imprenditori un sistema di smart investor che abbiano un coinvolgimento, anche emotivo, più elevato.

E valutazioni eccessive in fase di seed, a mio avviso e secondo la mia esperienza, non lo permettono.

 

 

7 Comments

  1. concordo con te su tutta la linea, quel che so delle start-up lo so in gran parte grazie a te. Quello che sento in giro mi lascia l’amara sensazione che startuppare sia diventata una gran moda. Anche l’idea che non corrisponda a fare propriamente impresa, soprattutto, mi lascia pensare che sia un bel giocattolo per adulti. Adulti puerili che si divertono a cominciare nuove cose senza finirne una.

    Scusa per i miei toni crudi. Però mi pare tanto che si sia perso il collegamento umano e viscerale tra l’idea imprenditoriale e chi la genera e se ne prende cura nutrendola e plasmandola.

    Poi su un’altra cosa ho dei dubbi e vorrei chiedertela: ma tutti questi che investono in queste start-up, se poi le start-up falliscono, hanno diritto di rivalsa sui titolari?

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    • Ciao e grazie del tuo commento. Per rispondere alla tua domanda: gli investitori investendo in uan startup accettano il rischio di impresa connesso. SI parla di capitale di rischio proprio perché è altissima la possibilità di perdere il tutto. Se la startup fallisce per la mancanza di successo del business, gli investitori perdono tutto. ciao!

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      • ah ecco mi sembrava. Io però forse sono, nonostante la giovine età, di vecchio stampo. Credo che forse è per questo che tante start-up falliscono… se dovessero rendere conto del capitale che è stato loro dato (non donato e nemmeno prestato) sono certa che ci starebbero più attenti.

        Buh non so…come spesso fai notare tu molte idee davvero brillanti potrebbero avere un successo duraturo e anche cambiare il mondo…se fossero seguite con la cosiddetta “diligenza del buon padre di famiglia” (tanto per prendere in prestito una cara dottrina della legge). Proprio sul tuo blog ho letto di errori davvero madornali…che si sarebbero potuti prevenire con un’adeguata “incubazione” stendendo un business model, verificando con opportune ricerche, e stendendo un buon business plan. E lo dico perchè con una più modesta ditta individuale, ci sono passata. (non mi sento superiore ad alcunchì….salvo che dagli errori, miei e non, imparo).
        Ben inteso gli stessi errori li vedo compiere anche per imprese semplici e molto meno social…

        Buon fine settimana.

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  2. Ciao Andrea, ti volevo porre una domanda proprio su questo tema, ma una startup deve perforza partire con queste forti iniezioni di capitali?
    Facciamo un esempio di startup nel campo dell’IT dove non ci sono costi di brevetti, attrezzature, protitipizzazione ecc ecc. Ma apparte qualche licenza, e del buon hardware il costo vero è il tempo di chi sviluppa. In questo scenario non esistono metodologie diverse di finanziamento? Io mister X ti dico ho una buona idea, la posso sviluppare ma se lavoro non ho il tempo di portarla avanti, facciamo così tu investitore mi stipendi per portarla avanti così io posso lavorare H24 su questa idea e una volta finita la fase di prototipo, da dipendente di te investitore, divento a tutti gli effetti socio con la quota stabilita?

    P.S. Blog interessante il tuo 😉

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    • Ciao Daniele, dipende. O rischi come imprenditore e ne benefici in caso di successo, o fai il dipendente dove però i maggiori benefici è di chi ti finanza. Avere entrambi non è corretto. L’idea, comunque, vale veramente poco (a mio avviso meno dell’%) rispetto alla corretta esecuzione della stessa. Grazie del complimento, ciao!

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  3. Valutazione ineccepibile. Dalla A alla Z.
    Mi trovo a prendere in considerazione proprio questi aspetti ora, che sto portando avanti un mio progetto, e penso che quanto scritto in questo articolo sia sacrosanto.
    Soprattutto quando parli del coinvolgimento di un investitore in un progetto in cui le sue quote sono così minime da non farlo partecipare attivamente allo sviluppo.

    Mi verrebbe anche da chiedere perché un investitore decida di investire del denaro per avere quote esigue di una società…

    Comunque nonostante tutte le idee potenzialmente siano multimilionarie e fantasticose, dobbiamo tornare (o iniziare) ad avere più umiltà. Valutare le cose per quello che sono e non per quello che forse/un giorno/chissà potranno essere e andare per step.
    Passo dopo passo.

    Recuperando quello che è il valore del denaro e dei soldi che oggi abbiamo un po’ perso, forse a causa di tutte queste storie romanzate/leggende che sentiamo a proposito di imperi nati dall’oggi al domani grazie a mecenati disposti a regalare soldi.

    800k sono sempre 800k… già un ottimo inizio come valutazione per un’idea che deve ancora diventare grande… 😉

    Grazie per lo spunto, ne farò tesoro!

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  4. Ciao, ho letto con interesse l’articolo, gestisco una startup digitale online da 3 anni e vorremmo trovare potenziali soci che credano nel progetto e che siano fonte di investimento e di mentorship.
    Ma la prima domanda che ci poniamo è: come valutare la nostra startup?
    Sento spesso di round milionari senza che ci sia un fatturato di rispetto.
    Gli investitori oltre al team si basano sul potenziale di crescita soprattutto?
    Quale può essere una quota giusta affinchè l’investitore sia motivato ma ci sia un giusto equilibrio tra le parti?

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