govWorks.com: uno dei fallimenti più famosi negli States

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I primi anni Duemila hanno visto una quantità incredibile di società dot-com che per un motivo o per un altro sono fallite. Nel 2001 il famoso scoppio della bolla ha contribuito a fare un po’ di pulizia, riportando al centro dell’attenzione un reale modello di business e non una “speculazione” su prospettive inesistenti. Mi ricordo che in quegli anni lavoravo in Roland Berger, una società di consulenza direzionale, e andava di moda studiare dei manuali su come valutare le dot company. In alcuni casi si suggeriva proprio come metro di giudizio un multiplo sul valore potenziale di ogni utente iscritto al sito o addirittura su ogni utente potenziale che si sarebbe potuto registrare al sito.

Ad esempio si partiva ragionando su quale poteva essere, in un determinato lasso di tempo, il valore totale degli acquisti che un utente poteva fare su quel sito e lo si moltiplicava per il numero di utenti. Questo faceva si che società che fatturavano poche migliaia di dollari venissero valutate per milioni o addirittura miliardi di dollari.

Alcune delle società scoppiate proprio nel 2001 sono diventate dei casi veramente clamorosi, diciamo che “hanno fatto la storia”, e alcune di esse sono state addirittura di ispirazione per film.

In America, ad esempio, fece molto scalpore il caso di govWorks.com, ma non credo che l’eco di questo fallimento sia mai arrivato dalle nostra parti. La storia e i vari errori connessi sono, tuttavia, molto interessanti.

govWorks.com venne creata nel 1998 da Kaleil Isaza Tuzman e Tom Herman, con l’obiettivo di creare un punto di incontro tra cittadini ed autorità pubbliche/amministrative, dove si potessero ottenere informazioni sul proprio comune/provincia, richiedere certificati, chiedere servizi, pagare multe, etc.

Tutto sembrava essere perfetto: forti capitali iniziali, un Business Plan basato su un’effettiva necessità sia dei cittadini sia della pubblica amministrazione locale e molto entusiasmo. Chi non vorrebbe, ad esempio, ottenere un certificato di residenza rimanendo comodamente seduto sulla propria poltrona? Vi ricordo che siamo negli Stati Uniti, dove le distanze per parlare con il proprio comune possono essere anche considerevoli. E teniamo presente che parliamo del 1998. Quindi ben lontano dai vari progetti di eGovernment sviluppati anche in Italia negli ultimi anni.

Siamo agli albori di govWorks, nel maggio 1998. Il team era costituito da 8 persone e la società che faceva capo al progetto si chiamava Public Data System. Il seme dell’idea arrivò da Tuzman, quando trovò, nella sua casa di New York, una multa di due anni prima che si era dimenticato di pagare. Da qui la sua intuizione: offrire un servizio che permettesse di pagare le “city fees” (non solo le multe ma tutti i servizi amministrativi legati alla pubblica amministrazione) attraverso un unico portale.

Il go live del sito avvenne nell’ ottobre 1999 (quindi ben 17 mesi di incubazione, impensabile al giorno d’oggi) per alcune città del Massachusetts e del Connecticut con l’obiettivo di effettuare poi il roll out nazionale nel corso del 2000.

In pochi mesi govWorks.com attirò un enorme interesse. Ad agosto 1998 i dipendenti erano già 30 e ad ottobre arrivarono a 70. Iniziarono a piovere capitali di venture capitalist e si creò un grandissimo entusiasmo dentro e fuori l’azienda. A gennaio 2000, grazie all’ingresso di nuovi fondi, i dipendenti diventarono 120 e ad aprile 250.Ma una crescita così forte non fu accompagnata da una corretta governance e da una ottimale gestione organizzativa. Si può tranquillamente dire, quindi, che una delle principali cause del fallimento dell’azienda fu l’incapacità di gestire la grande crescita ottenuta e da qui la conseguente impossibilità di eseguire correttamente il piano industriale previsto. A fine 2000, infatti, l’azienda capì che non ce l’avrebbe fatta e a novembre dello stesso anno i dipendenti rimasero in 60. La fine era dietro l’angolo: nel gennaio 2001 govWorks venne “venduta” a First Data Corporation, dove molto semplicemente sfruttarono la ben conosciuta url della società come redirect verso Amazon.com.

Una grande idea che bruciò 60M di dollari in 3 anni. Una bellissima storia raccontata molto bene nel documentario Startup.com del 2001 (consigliatissimo e molto attuale in Italia!)

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