Nei miei articoli precedenti ho sempre e solo parlato di startup che con l’Italia avevano poco o nulla a che fare.
Tanti giornalisti e tanti addetti ai lavori mi hanno chiesto il motivo.
Beh, il fenomeno startup in Italia si può dire si sia realmente sviluppato solo negli ultimi 3-4 anni, con un boom negli ultimi 2: troppo pochi per capire se poi effettivamente una startup sia ormai alla frutta o abbia ancora speranza di farcela.
Ma non è l’unico motivo. In realtà quando in Italia una start up chiude, su di essa cala completametne il silenzio. Punto. Full stop. Quasi impossibile trovare informazioni e notizie. Motivazioni. E di conseguenza elementi di apprendimento.
Abbiamo raccontato di iniziative che nel momento della chiusura hanno fatto “outing”, raccontandosi e raccontando che non ce la facevano più e spiegandone spesso i motivi. Anzi, negli States si può dire sia una costante. Oso dire un valore.
Inizio la sessione sulle startup italiane che non ce l’hanno fatta parlandovi di H2Mob, una iniziativa molto bella ed interessante.
Questa startup italianissima nasce nel 2009 con il nome di iWikiPhone.com da un gruppo Facebook creato da Luca Di Cesare. A lui il merito di aver riunito appassionati di iPhone e iPod in una community internazionale grazie alla quale gli utenti potevano cercare e consigliare agli altri appartenenti al gruppo la giusta App da scaricare.
Uno step successivo fu la possibilità per gli utenti di proporre nuove applicazioni da immettere sul mercato, migliorarle grazie ai suggerimenti e all’esperienza degli altri membri della community e realizzarle concretamente con il supporto tecnico di iWikiPhone.com. Si trattava, dunque, di un vero e proprio laboratorio di idee.
Una delle caratteristice più interessante per gli utenti? Ovviamente il sistema di condivisione dei ricavi: 500 dollari all’idea selezionata, il 10% dei ricavi generati dall’applicazione nel primo mese di vendita e una concreta opportunità di lavoro per i giovani sviluppatori con i quali iWikiPhone.com collaborava attivamente.
L’idea era davvero ottima: in solo tre mesi iWikiPhone.com aveva presentato oltre 650 progetti. Un successo facilmente prevedibile perché legato all’altrettanto prevedibile successo dell’iPhone, un telefono che già dalla sua nascita si preannunciava rivoluzionario. Secondo i dati Apple, infatti, già a marzo 2009 erano stati venduti ben 13,7 milioni di iPhone e si era arrivati al download della miliardesima applicazione.
Della grandezza dell’idea se n’erano accorti in molti, tanto che iWikiPhone.com era riuscita a raccogliere 250.000 euro di capitali da investitori privati. Era addirittura arrivata ad essere una finalista del Tech Garage Users Choice Award 2009, con il quale tutt’ora viene premiata quella che si considera essere la migliore startup tra quelle selezionate.
Ed eccoci, dunque, alla fatidica domanda: per quale motivo questa così promettente startup è fallita? Che fine hanno fatto i progetti, la community, le idee e tutto il resto? Soprattutto considerando che il suo founder è veramente una persona molto in gamba e siamo sicuri avrà successo nella sua attività di imprenditore, perché i valori di persone come lui prima o poi vengono fuori. Anche in Italia.
Preparatevi però ad una risposta che non vi aspettereste: sono semplicemente scomparsi! Da un giorno all’altro hanno chiuso e non se ne è più saputo nulla. Il sito della startup H2mob esiste ancora, ma non dà nessuna informazione aggiuntiva.
Sappiamo solo che Luca di Cesare ora è Managing Director di Smartclip Italia, ma per il resto nulla. Un buco nero sembra aver inghiottito i più di 25.000 appassionati di iPhone che componevano la community iWikiPhone.com.
Che differenza dalle startup straniere, i cui CEO scrivono fior fior di articoli con i quali commentano i loro fallimenti ed i loro errori.
In Italia niente “Non fate quello che ho fatto io”, niente “Il mio più grande sbaglio è stato”, niente “Ho imparato dai miei errori, fatelo anche voi”. Niente di niente.
La morale di questa storia?
Anche in Italia, come nel resto del mondo le startup nascono. Evviva.
Anche in Italia, come nel resto del mondo le startup falliscono. Purtroppo.
L’unica certezza che manca?
Che in Italia, come succede nel resto del mondo, i fallimenti delle startup siano interiorizzati e resi noti per evitare ad imprenditori futuri di commettere gli stessi errori.
Di Cesare cosa dice in merito? È stato contattato per una intervista? E qualcuno dei 25’000 sviluppatori? Vista così sembra quasi che Di Cesare sia semplicemente stato promosso Managing Director e che abbia perso ogni stimolo in H2mob…
Nessuna novità? Non si sa più nulla?
Zero purtroppo
Questa startup mi sembra faccia prorio ciò che faceva h2mob
http://www.makeitapp.eu/
Che ne pensi?