Qualche giorno fa abbiamo parlato della bella storia di Instagram e delle prime 8 settimane di vita, tra alti e bassi. Una storia di perseveranza e coraggio.
Ma una storia che per quanto riguarda perseveranza e coraggio non è seconda a nessuno è sicuramente quella di Pinterest. Da qualche anno è diventata ormai prassi comune avere un account su questo social e pinnare le foto che ci piacciono (e per quanto mi riguarda, sognare posti lontani e mai visitati attraverso le immagini e i colori di chi quei posti li ha visitati, fotografati e condivisi).
Ma credo che pochi conoscano a fondo la storia di questa azienda ed è interessante l’articolo trovato su Funders&Funders al riguardo.
La storia di Pinterest infatti non è recente come potrebbe sembrare. Il suo founder, Ben Silbermann, iniziò la sua avventura imprenditoriale nel 2008 con molti anni di insuccessi e porte in faccia.
Ma andiamo con ordine. Siamo tra il 2007 e il 2008 e Ben lavorata in Google dove era un analista, e passava ore e ore su fogli Excell. Non propriamente così felice, nel tempo libero lavorava su suoi progetti e come tanti raccontava i suoi sogni di creare una startup ad amici e parenti. Finché la sua fidanzata, stufa di vivere accanto ad un ragazzo frustrato, gli disse di buttarsi se ci credeva cosi tanti e così fece, nel maggio 2008.
Attenzione: in questa fase il nostro Ben non aveva alcuna idea su cosa fare, ma riuscì a trovare un co-founder, Paul Sciarra, e insieme costruirono un’app che si dimostrò un flop: Tote. Era un shopping app, con cui navigare tra una trentina di negozi e grandi magazzini.
Trasformarono l’app in un sito per collezionisti, dopodiché trovarono un terzo socio, Evan Sharp. Arriviamo a maggio 2009 senza risultati e senza ulteriori idee, tanto che il buon Ben pensa addirittura di tornare a lavorare per Google ma il suo orgoglio glielo impedì.
Continuano a fare modifiche all’app e a cercare nuove idee, finché (e siamo ad inizio 2010) dopo oltre 50 versioni diverse arrivano alle prime release di come conosciamo oggi Pinterest. Successo immediato? Macché! Dopo 4 mesi gli utenti attivi erano solo 200 (si, avete letto bene, duecento).
Secondo voi il nostro Ben cosa fa? Non si scoraggia e scrive direttamente a ciascun utente chiedendo consigli su come migliorare il servizio e invitanto costantemente a rilasciare feedback. Sapevate che i primi utenti più attivi erano le giovani mamme?
Da li il percrso continua e iniziamo a diventare il fenomeno che oggi conosciamo: ad inizio 2013 Pinterest raggiunge i 25 milioni di utenti mentre oggi è tra i 35 siti più popolari al mondo.
Cosa ci insegna questa storia?
Che la perseveranza, quando c’è la qualità (Ben lavorava per Google, non nel bar sotto casa), premia.
Che è importante non scoraggiarsi.
Che è chiave chiedere costantemente un feedback ai propri utenti, senza montarsi la testa (perché magari si ha il titolo di “CEO” di una startup).
Che il miglioramento costante e continuo è la chiave per crescere e per manterere i risultati raggiunti.