Uno dei mercati molto attivi in tutto il mondo è quello degli chef a domicilio.
Già quando stavamo lavorando sul range di offerta di Elation.it mi ricordo esistevano anche in Italia fornitori in grado di coprire aree geografiche più o meno grandi con questo servizio. Ma all’epoca (2006-2009) il problema fondamentale era far aprire ai clienti le porte di un possibile “estraneo”.
Inoltre si faceva fatica a far percepire il valore del servizio offerto, per cui il mercato fu sempre molto freddo: doveva guadagnare lo chef e dovevamo guadagnare noi, e in un business di intermediazione di “persone” i margini sono molto risicati.
In America ovviamente come sempre sono stati precursori anche in questo mercato.
Ma con successi alterni. Anzi, con molti insuccessi.
Mi riferisco ai fallimenti di Spoonrocket (13,5M $ raccolti) , Dinner Lab (10M $ raccolti e 30 città americane servite), e Kitchensurfing (20M $).
Tutti con servizi molto simili, anzi concorrenziali, a Kitchit.
Kitchit è (era) infatti un marketplace dove era possibile prenotare uno chef che veniva a casa tua, preparava, cucinava e.. ripuliva. “Il ristorante a casa tua”, recitava uno degli slogan.
Il servizio, nato nel 2011, ed era attivo in molte città americane.
Dopo un breve periodo di incubazione da Startx (per intenderci l’incubatore di Stanford) era stata ben finanziata con più di 8 milioni di USD, di cui 7,5 raccoldi in un round A da Javeline Venture Partner nel 2014.
Purtroppo a fine aprile la notizia della chiusura del servizio, dopo aver “creato” e servito circa 100 mila pasti. Analizzando un po’ la storia di questo “life style” business, di seguito la mia analisi.
a) Sbagliato il target: è un servizio di catering, per quanto bello, però non va a parlare con chi vuole uscire per andare a cena in un ristorante. Il target è completamente diverso. Infatti il 90% del business veniva fatto per cene a gruppi numerosi di persone (catering puro).
b) Il costo del lavoro è alto negli Stati Uniti. Di conseguenza il prezzo per ogni “ordine” era molto elevato (di fatto limitando moltissimo il target) visto che gli chef erano assunti. Ci sono alcune società con lo stesso modello, soprattutto in India, che funzionano benissimo, proprio perché la manodopera è più bassa.
c) Il servizio funzionava in questo modo: gli chef andavamo a prendere gli ingredienti nella cucina/magazzino centralizzato della società, indipendentemente da dove abitva il cliente. Che pagava tutto il trasporto. Era proprio necessario?
d) Come tutti i “life style” business, vivono anche di Marketing. La sensazione forte è che sia stato allocato troppo poco budget in promozione e advertising per creare più awareness sul servizio.
Peccato. Ora Kitchit si è reinventato come servizio per consegna di pasti pre-fatti ma credo ormai la strada sia stata segnata.
Ciao Andrea sono un imprenditore di Assisi , ho già collaborato con Wish Days , dal 2010 offro servizi di private chef ma non sapevo che il biz fosse già esploso in USA ; mi piacerebbe confrontarmi con un imprenditore come te che ha già affrontato l ‘argomento
a presto