Una startup, come ogni azienda, può fallire in momenti diversi della sua esistenza. In fase iniziale, come in fase più avanzata. Alcune di queste sono imprese di cui non si sente mai parlare, altre, invece, falliscono pur avendo rivoluzionato il web. La storia ne è piena.
Un esempio è Napster, talmente conosciuta che scrivere cosa facesse è quasi inutile. Interessante, invece, è andare a ripercorrere alcune tappe della sua storia e di quella del suo programmatore. Sono molti, infatti, a conoscere le vicende di Sean Parker, cofondatore della startup. Meno conosciuto è, invece, il programmatore che ha effettivamente dato vita a Napster: Shawn Fanning.
Tutto iniziò a gennaio 1999, quando, con la voglia di creare un sistema per condividere musica e, ovviamente, spinto dal carattere estroverso e forte di Sean, Shawn iniziò a scrivere un codice per la creazione di un programma che fornisse un modo immediato di scaricare e condividere file musicali. Fu così che nacque Napster, rivoluzionando il modo di scambiarsi file. In meno di un anno di attività, la startup raggiunse 25 milioni di utenti, per arrivare a superare i 70 milioni di registrati nel suo momento di maggior picco.
I problemi nacquero, però, velocemente: musicisti e case discografiche vedevano, infatti, in Napster un pericolo per il loro modello di ricavi. Tra i vari artisti, i Metallica e i Dr. Dre furono i primi gruppi a fare causa a Napster, proprio per tematiche legate ai diritti d’autore.
A luglio 2000, l’Associazione Americana dell’industria Discografica ottenne la chiusura di Napster. Nel luglio 2001, un giudice ordinò ai server Napster di chiudere l’attività e il 24 settembre 2001 la sentenza fu parzialmente eseguita. L’accordo prevedeva, inoltre, che Napster pagasse 26 milioni di dollari come risarcimento per i danni del passato, per utilizzo non autorizzato di brani musicali e 10 milioni di dollari per royalties future. Al fine di pagare queste parcelle, Napster tentò di convertire il servizio da gratuito a pagamento facendo un accordo con Bertelsmann AG. Un prototipo fu testato nella primavera del 2002, ma non fu mai reso pubblicamente disponibile.
Anche per questo, il 3 giugno 2002, la società di Parker fu costretta a chiedere il Chapter 11 (una sorta di fallimento controllato): Napster, infatti, aveva in cassa 7,9 milioni di dollari e ben 101 milioni di debiti.
Dal novembre 2002 il marchio e logo Napster sono di proprietà della Roxio Inc, una divisione della Sonic Solutions, che, investendo 5 milioni di dollari nell’acquisto, sperava capitalizzare la popolarità del vecchio servizio. Cos’è cambiato? Napster 2.0, entrato in produzione nell’ottobre 2003, non è più un servizio peer to peer, ma un provider di musica online che offre una varietà di metodi d’acquisto e di iscrizione, tutt’ora esistente.
Più avanti, poi, negli anni, si sono succedute molte altre iniziative con modelli assimilabili al peer to peer iniziale. Per citarne qualcuna: Kazaa, Morpheus, Bearshare, Gnutella, Limewire
Che fine ha fatto, invece, Shawn Fanning?
Ovviamente, come il suo ex socio, non si è assolutamente dato per vinto (quando ha creato Napster era ancora studente alla Northeastern University di Boston!) e nel 2003 ha fondato SNOCAP (distributore B2B di musica), insieme a due soci: Jordan Mendelson e Ron Conway. Qualche anno dopo, nel 2006, ha poi sviluppato Rupture, uno strumento per migliorare l’integrazione tra i giocatori di World of Warcraft, un social network all’interno del gioco.
È riuscito a vendere entrambe le aziende: Snocap a Imeem e Rupture a Electronic Arts.
Oggi Shawn investe in molte startup e tra le altre aziende ha co-fondato il social network Path.
Una curiosità: nel film del 2003 The Italian Job, l’esperto informatico Lyle (interpretato da Seth Green) afferma di essere il vero inventore di Napster, pertanto si fa chiamare dai compagni “The Real Napster”. Lo stesso Shawn Fanning fa un cameo nella pellicola, nel ruolo del “ladro” che avrebbe rubato l’idea a Lyle.