Riprendo un interessante articolo trovare su Nidea, circa le cause di fallimento delle start up.

Un’indagine effettuata su circa 32.000 start up (progetto “Startup Genome”) ha provato infatti a cercare qualche risposta sul perché molte start up falliscano nelle fasi di vita iniziali.

E’ stato individuato che il principale fattore che stronca l’avvio è il cosiddetto Premature Scaling, cioè la diffusione su larga scala del prodotto, troppo in anticipo rispetto alle reali possibilità.

Per capire il fenomeno dobbiamo prima fare un breve salto ai cicli di vita di una start up…

Per le startup si ha un ciclo di vita ben definito e basato sulle seguenti fasi:

1) DISCOVERY: è la fase iniziale. Le startup hanno trovato la risoluzione a un certo bisogno, o hanno creato un nuovo prodotto o un nuovo servizio;

2) VALIDATION: è ancora una fase preparatoria perchè il business non è ancora partito ma è in questa fase che si cerca di capire se il proprio prodotto/servizio possano essere di interesse per i consumatori;

3) EFFICIENCY: è la fase di definizione del modello di business, fase in cui vengono definite e migliorate l’operatività e le varie strategie (lancio del prodotto, acquisizione clienti, piano di marketing,…)

4) SCALING: è la fase più importante, la fase di attivazione della start up, in cui il mercato viene aggredito con il prodotto. È in questa fase che si genera una crescita esponenziale del valore dell’azienda, degli asset e della quota di mercato.

Questa fase è quella più critica, poichè si rischia che l’azienda raggiunga un volume di attività troppo grande e “troppo presto“, tanto da poter essere più in grado di gestire adeguatamente il business.

Ma… non tutte le startup falliscono… fortunatamente e, in base alle ricerche di Startup Genome, è possibile classificare le start up in due macro categorie:

– Inconsistent Startup: le start up che hanno fallito (IS)

– Consistent Startup: le start up che hanno avuto esito positivo (CS)

La ricerca analizza le 32mila start up secondo queste due direttive principali e ha individuato alcuni eventi ricorrenti tra i due gruppi di start-up; di seguito vengono elencate le evidenze chiave della ricerca condotta:

1) GRANDEZZA DEL TEAM

Prima dello scaling il 50% delle IS ha un team più numeroso rispetto alle startup di successo. Dopo lo sclaing il rapporto è invertito.

2) RACCOLTA FONDI

Le IS raccolgono fondi in media 3 volte maggiori rispetto alle CS nella fase di Efficiency, ma circa 18 volte in meno nella fase di scaling.

3) COSTI DI ACQUISIZIONE CLIENTI

L’80% delle startup di successo spende meno di 15,000 $ al mese per aumentare i propri clienti, mentre il 45% delle imprese di scarso successo spende più di 15.000 $.

4) CRESCITA DEGLI UTENTI

Le IS crescono molto velocemente nelle prime fasi di sviluppo e poi si stabilizzano, le CS invece crescono dalle 16 alle 26 volte più velocemente nella fase di scaling e non nelle precedenti.

5) OUTSOURCING

Le IS mandano in outsourcing un 11-19% del proprio lavoro/progetto, mentre le CS solo un 3-4%.

6) LINEE DI CODICE SCRITTE

Le CS scrivono meno linee di codice rispetto alle IS, in media 2-3 volte in meno.

7) FASE DI DISCOVERY

Il 77% delle IS utilizza il 50% delle proprie risorse nello sviluppo del prodotto durante la fase di Discovery; il 45% delle CS pongono invece particolare attenzione allo sviluppo dei clienti.

Insomma, la ricerca condotta giunge alla conclusione che le startup che hanno un successo quasi immediato spesso non sono sono dotate di capacità adeguate a gestirlo, rischiando seriamente il fallimento.

Invece le Consistent Start up (CS) sono caratterizzate da una attività molto più modelrata nelle fasi iniziali e da dimensioni (in termini di team, economiche, di clienti,…) proporzionale al successo che stanno raggiungendo: nella fase iniziale è tutto piuttosto contenuto mentre nelle fasi di scaling, dopo aver costruito una solida base sulla quale lavorare, l’azienda è pronta a gestire adeguatamente il successo.