Negli anni 70 vendeva oltre 5 milioni di copie al mese: il suo stile inconfondibile (ai più..) di eros patinato e “stiloso” non lo vedremo più.
FriendFinder Networks, la società che gestiva la rivista, ha infatti depositato ieri istanza di fallimento presso la Corte di Stato del Deleware, negli States.
La storia di Penthouse parte nel lontano 1965 in Inghilterra (e non negli Usa) grazie all’intuizione di Bob Guccione. Inizialmente l’idea era di raccontare storie delle città inglesi affiancando immagini di ragazze senza vestiti, mai volgari. Pian piano il successo cresce e non per le storie delle città inglesi… e nel 1969 sbarca anche negli Usa, di fatto iniziando a fare concorrenza a Playboy.
La sana ma feroce competizione tra le due riviste portò allo sviluppo del mercato e quindi a crescite importanti per entrambe. E immagini sempre più spinte sulle pagine portò anche il mitico fondatore di Playboy, Hug Hefner, a definire la competizione tra le riviste la “guerra pubica”.
Negli anni novanta e fino al 2004, quando ritornò indietro su questa scelta, Penthouse si focalizzò più su immagini forti mentre Playboy rimase meno esplicito.
Dopo la morte del fondatore Guccione nel 2010, nel 2012 arrivò l’esclusione dal Nasdaq della società a causa di una situazione economico finanziaria molto difficile: ormai gli investitori preferivano investire sui canali digitali e gli utenti…. da anni ormai sono focalizzati sul mondo digitale (video porno) o riviste più hard.
Infatti i mensili di eros soft, pur con bellissimi servizi fatti da fotografi importanti (il KSF di riviste come Penthouse e Playboy) ormai non li compra più nessuno.
Il fallimento si può ascrivere fondamentalmente all’incapacità di virare anche sul digitale, in parte modificando il proprio modello di business (l’incapacità di adeguarsi velocemente ricorda un po’ la storia di GeoCities già raccontata). Sicuramente esiste una domanda anche per il porno o l’erotico di qualità, ma Penthouse non è riuscita ad affrontare al meglio questa sfida.