Berlino, Amburgo, Colonia… la Germania, la manna per gli startuppari europei?
No way, tutto il mondo è paese, non dimentichiamocelo. Mi viene da ridere quando sento chi si lamenta della nostra amata Italia come se fare business fuori dai nostri confini fosse la panacea contro gli insuccessi (e io aggiungo, contro i propri limiti).
Le startup falliscono dappertutto, la vicina Germania non è da meno.
Per questo, oggi, voglio provare a fare un breve riassunto sulle startup più o meno famose che sono fallite in questi primo 9 mesi del 2013.
– StudiVZ’s: la società ha chiuso il 30 aprile e, malgrado i milioni di euro spesi in pubblicità, non ha superato i 200 mila utenti. Contestualmente alla chiusura, i fondatori hanno annunciato l’apertura di un nuovo buzz, BilderVZ. Scommettiamo che tra qualche anno sentiremo parlare di un altro fallimento?
– Wyns: specializzata nel fornire sconti sui prodotti della distribuzione, malgrado la vendita della società ad un gruppo di investitori, ha chiuso definitivamente a febbraio.
– Revenuew Max: lanciata nel 2010 e chiusa nel 2013. L’obiettivo della società era quello di massimizzare i ricavi pubblicitari per i siti web, di fatto proponendosi come intermediario degli spazi disponibili (aggregando la domanda e l’offerta). Stessa sorte toccata a giugno a The Reach Group, un’altra una società specializzata nel marketing on line partita con le migliori (ovviamente) intenzioni.
– Secure.me: chiuso a marzo (per evitare un sicuro fallimento nel 2014). Secure.me cercava di rendere più sicuri e gestibili tutti gli accessi ai vari social personali.
– DuMont Digitale Redaktion: insolvente, come potete leggere su questo articolo di aprile.
– Givanto: dopo soli dieci mesi dal lancio attraverso FoundersLink, shut down. A marzo.
– Betahaus: società di coworking molto popolare in Germania, ha chiuso le filiali di Colonia e Amburgo a Giugno. Rimane aperta solo la filiale di Berlino, non senza problemi.
– Un famoso incubatore tedesco, Hanse Ventures, ha annunciato la chiusura di due delle app sulle quali contava parecchio (avendole sviluppate internamente e da zero): Gigalocal e Finest Spots.
– Pictorama: un marketplace di foto, ha chiuso i battenti. Perché? Beh.. numero utenti non sufficienti.
– ChicChickClub: un nome un programma. Negozio on line di scarpe. Partito male, finito peggio. Kaput. E il concorrente diretto, JustFab, ne ha semplicemente comprato la customer base.
– Livango: negozio online. Messo offline.
– Myparfum: nome omen, banale raccontare il suo core business, dichiarata fallita a febbraio.
L’elenco, credetemi, potrebbe continuare all’infinito: Cardagram, BuddyBeers, Clevertake, Fashionlend, Handelsdeal, Kuponio, LikeyBy, Wooby, Zitra,….
Raccontare le storie andate male e gli errori di queste società non è divertente perché sempre, dietro ad un nome e alla parola fallimento, ci sono situazioni e momenti molto difficili per i fondatori.
Ma che almeno il loro “sacrificio” non sia vano.
Scusa Andrea ma MyParfum.de è ancora attiva