“Abbiamo lanciato Google Reader nel 2005 con l’obiettivo di rendere più facile per gli utenti scoprire e conservare i siti web preferiti. Nonostante il prodotto abbia pubblico fedele, negli anni il suo utilizzo è andato calando. Per questo, il 1° Luglio 2013, ritireremo Google Reader” – Google, Marzo 2013.
Esistono due scuole di pensiero relative alla decisione di Google di abbandonare il vecchio aggregatore RSS, che non ha mai avuto il successo sperato: la prima, che sia la peggior cosa in assoluto che sia mai successa in Internet. E la seconda: Chi se ne importa?
Anche se ritengo di appartenere al primo gruppo, è difficile fare obiezioni alla scelta di Google riguardo la questione. Seguire siti in formato RSS non è proprio quello che fanno le persone “normali”. Quindi un lettore del formato RSS, come quello di Google, rimane nelle mani dell’élite della tecnologia, del dominio del popolo IT, dei programmatori, dei ricercatori, dei giornalisti.
Il resto del mondo si limita a navigare nel web, e ora semplicemente twitta.
Ma Google Reader era speciale, perché era uno degli ultimi posti rimasti in internet, che potevi sentire davvero tuo. In altre parole, la natura delle notizie che leggi ora sul web e i servizi che ora catturano la tua attenzione, sono create con abilità per importi cosa leggere e quando. Sia che tu stia navigando in un canale all news, o consultando una pagina Twitter o leggendo informazioni dalle notizie di Facebook, i links con cui ti stai confrontando sono links che altri hanno ritenuto importanti.
Google Reader non era quindi una lista di cose da leggere. Non era solo una raccolta di feed RSS.
Era il tuo Google personale. Un motore di ricerca costruito sui siti che ti interessavano. Un Google News con le storie che volevi vedere. Una classificazione dove tu sceglievi le etichette e guidavi l’ottimizzazione. Google Reader era il tuo web, la tua fetta di internet.
Ora sono i social media.
C’è un segnale importante, naturalmente – il senso che quello che va di moda, consenta scoperte sensazionali. Ma è anche una rinuncia al controllo. Certamente, puoi scegliere chi seguire, ma non è lo stesso che scegliere la fonte, perché, e con quale frequenza leggere le notizie.
In Google Reader avevo felicemente suddiviso i siti web in gruppi tipo “lista B”, “lista C”, “da non perdere” e “panico”, invece che con nomi specifici tipo “siti di tecnologia top” o “bloggers di Apple”. Era una mia decisione scegliere a quale gruppo di notizie dare semplicemente un’occhiata, e di quali scrittori invece divorare ogni singola parola.
Mentre su Twitter, ogni messaggio è tanto importante quanto quello che lo precede. Una foto del tuo gatto. Notizie di guerra. Un bel tramonto su Instagram. Un governo rovesciato.
E’ un calderone di notizie in tempo reale, nel quale ti immergi come puoi. Non c’è un’opinione non letta. Semplicemente aggiorni, aggiorni, e aggiorni ancora.
Il fallimento del progetto comunque era già scritto quando nell’Ottobre 2011 Google strappò via le caratteristiche sociali di Reader per fare posto a una maggiore integrazione con il nuovo social network di Google, Google+.
Il cambiamento, essenzialmente un insulto al piccolo ma molto impegnato gruppo di utenti di Reader, può aver sorpreso qualcuno, ma per il pensiero interno di Google, era già un miracolo che su Reader ci fosse un team di sviluppo.
Oggi Google è troppo impegnato a cercare di cambiare il mondo con auto che si guidano da sole e face computers, con motori di ricerca che pensino al posto tuo e palloni aerostatici, per occuparsi di Google Reader.
Stanno pensando a come dominare i cellulari e a come connettere al web i prossimi 5 bilioni di utenti – grandi progetti che non lasciano spazio per un piccolo e frivolo prodotto dei primi giorni dell’era 2.0.
Perlomeno, con la chiusura di Reader, Google ha ammesso che la sua amministrazione in questo settore ha fallito.
Nemmeno Google non può – e non vuole più – fare tutto.
Abbiamo già avuto prova di questo con la chiusura sistematica di altri servizi datati e stagnanti, tramite le “pulizie di primavera” di Google.
Google Reader non è stato il primo, e non sarà l’ultimo, che non è sopravvissuto a questi tagli. Google Alert e Feedburner sono ormai i prossimi principali candidati.
La morte di Reader non è la fine di un prodotto, è la fine di un’era.
Google Reader, grazie per questi otto magnifici anni.
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Soluzione: feedly.com pro
Il bello era proprio che ci si poteva agganciare con gli aggregatori di feed tipo Netnewswire.
Avete aggregatori da consigliarmi che permettano di sincronizzare (letti, preferiti,…) le notizie su più dispositivi che non siano per forza portali ma semplici applicazioni?
Google Reader ti dava proprio quella possibilità…