Riufitare 740 milioni di dollari e 16 mesi dopo fallire: Pebble e la crisi degli smartwatch

Pebble e Smartwatch

Devo ammettere, non me l’aspettavo. 3 anni va avevo previsto il fallimento degli italianissimi Im watch ipotizzando invece per Pebble un futuro sicuramente positivo.

Invece è di questi giorni la notizia della chiusura delle attività con la cessione a Fitbit.

Per Fitbit è una mossa sicuramente interessante per competere contro Apple nel mondo dei wearable anche se si tratta essenzialmente di acquisirne gli ingegneri, i tester e tutta la proprietà intellettuale (il sistema operativo, le app e i servizi in cloud, …)

I numeri non sono ancora ufficiali. Si parla però di una cifra compresa tra i 34 e i 40 M USD (ma le passività di Pebble sono ben superiori).

Sono dispiaciuto da questa notizia e malgrado i molti segnali non avevo mai approfondito.

Da bravo nerd avevo comprato entrambe le versioni su Kickstarter. La prima, che raccolse oltre 10 milioni di dollari, nel 2012. Il modello si chiamava e-paper per la tecnologia dello screen che lo faceva assomigliare al Kindle.

Pebble 1

La seconda versione, il Pebble 2, nel 2014 che aveva raccolto oltre 6 milioni di dollari, di cui il primo milione raccolto nel giro di soli 60  minuti.

Non avevo preso la terza versione, pochi mesi va, che aveva raccolto quasi 13M di dollari.

Pebble 3

 

Ma la vera domanda è: ho mai usato questi smartwatch?

Forse 2 volte, poi regalati entrambi a mio fratello che a sua volta non li ha mai messi. Un’avvisaglia della poca utilità?
Mi hanno anche regalato l’anno scorso l’Apple Watch. Ma anche qui… ci ho provato e riprovato ad utilizzarlo ma niente. Pensavo di essere io non adatto agli orologi in generale (non uso un orologio da almeno 20 anni) ma come vedremo la realtà è diversa.

Tornando all’argomento: come mai Pebble non ha funzionato, malgrado il grande successo su Kickstarter?

 

Credo i problemi di fondo siano stati i seguenti:

a) l’incapacità del management di Pebble di ascoltare il mercato (o almeno di leggere i dati).

Le persone non vogliono indossare uno smart phone al polso. Sulla carta siamo tutti eccitati di avere certe applicazioni, ma alla fine al polso vuoi qualcosa di fashion o di semplice. Con funzionalità di base. Non si muore dalla voglia di indossare un Pebble. Se vuoi un’APP bella tiri fuori il telefono.

b) Un mercato che non cresce anzi. L’ultimo report IDC (dicembre 2016) evidenzia una decrescita degli smart wach di oltre il 50% a pari periodo. Se inseriamo anche le device “sportive” e “mediche” il mercato ha una leggera crescita (2016 vs 2015) del 3%.

c) l’incapacità di creare un ecosistema integrato. Per quanto Pebble avesse un sistema aperto, permettendo (o sperando) a sviluppatori terzi di creare applicazioni, di fatto era un device relativamente chiuso, non collegato “naturalmente” ad altri pezzi di harware.

Apple Watch sopravvivrà (malgrado il -71% dell’ultimo quarter 2016 vs 2015), grazie all’ecosistema dei prodotti della società di Cupertino e la conseguente facilità di integrazione con iphone, ipad, mac, etc. Idem per Samsung Watch.

Credo Fitbit invece farà comunque fatica a sopravvivere, malgrado l’acquisizione e a raggiungere i volumi necessari per andare a break even (ha già perso 42 dollari per azione dal momento dell’IPO nel 2015).

Jawbone infine sta avendo problemi dall’inizio dell’anno.

d) cattiva gestione finanziaria. I soldi che incassi in anticipo da queste piattaforme di crowdfunding non è cassa a tua disposizione ma necessità di essere gestita in modo parsimonioso con un’attenzione fortissima ai costi non operativi.

e) troppa focalizzazione su R&D e poca sul Marketing (quante volte si è vista in società fallite!). 3 versioni in 4 anni troppi per una startup, che era di fatto sconosciuta fuori dalla comunità dei nerd.

Credo che il mercato degli smart watch continuerà a non avere nei prossimi mesi uno sviluppo importante. Operatori come Withings e Fossil (semplici e con poche funzionalità) cresceranno ancora, questo si, ma per avere uno sviluppo esponenziale in questo mercato dovremo aspettare di poter utilizzare queste strumenti  anche per servizi aggiuntivi, come effettuare pagamenti, aprire cancelli, entrare in casa, azionare l’auto… allora si che vedremo qualcosa di interessante.

Ci sarebbe da parlare poi di come per piattaforme come Kickstarter sia l’ennesimo campanello di allarme di prodotti lanciati con grande successo ma con le società impossibilitate a consegnare il prodotto o a fallire.

Ma questo argomento merita una riflessione a parte, anche se una provocazione la faccio comunque: non sembra quasi che Kickstarter/Indigogo e similari spingano i prodotti come qualche volta i Venture Capitalist fanno con le startup?

Ah dimenticavo, solo 16 mesi fa Eric Migicovsky il founder di Pebble, ha rifiutato un’offerta di acquisizione da 740 milioni di $ da parte di Citizen.

Non era un’azienda abbastanza sexy a cui vendere?

 

Articolo scritto per Economyup.

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