Fare una start up deve essere come fare un’impresa!

Impresa

Negli ultimi tempi all’interno dell’incubatore che abbiamo lanciato dentro Wish Days abbiamo ricevuto almeno 100 candidature di ragazzi che “hanno l’idea” e cercano finanziatori.  E’ proprio da questa crescente richiesta e dall’interesse sempre più forte che abbiamo ed ho su questo mondo che nasce il blog.

Perché non esiste nessuno, in Italia e nel mondo, che racconti i casi delle aziende che non ce l’hanno fatta o che sono fallite, nonostante gli ottimi propositi e malgrado eventuali finanziamenti ricevuti. E i grandi insegnamenti che queste storie portano con sè.

Da quanto vedo, e ci tengo a precisare che è un opinione molto personale e che si basa sulla mia esperienza, si è creato un enorme distacco dal concetto di Imprenditore (e quindi da quello di fare Impresa) da quello di “fare una start up”. Perché dico questo?

1 – Negli ultimi anni sembra sia passata la logica che l’obiettivo di una startup sia ottenere finanziamenti. Chi trova soldi, chi viene finanziato o incubato, ce l’ha fatta. Non si legge spesso di startupper il cui obiettivo è boostrappare, ad esempio. Dico una fesseria?

2 – E’ passato anche il concetto che bisogna fare un’azienda solo se si ha la possibilità  di venderla entro pochi anni. Posso dire che è completamente sbagliato? Posso dire che l’obiettivo di un’impresa, di una startup, chiamiamola come si vuole, non può che essere quello di produrre valore, e quindi ricchezza?

Chi fa un’azienda con l’obiettivo di vendere entro 3 anni per poi farne un’altra e poi un’altra ancora e un’altra ancora non ha capito niente di cosa significhi fare business.

O fare una Startup (questa volta con la maiuscola).

Anche perché di imprenditori seriali, cioè quella figura di imprenditore che crea valore in settori diversi, vendendo le aziende create per poi farne delle altre non ne ho mai conosciuti direttamente. E ho letto poche storie al riguardo.

Sarò stato sfortunato ma in 8 anni da consulente di strategia durante i quali ho lavorato in tutto il mondo per oltre 300 aziende diverse e in 7 anni da imprenditore non ho mai conosciuto persone  che siano o siano stati veri imprenditori seriali.

3   –  Nei mille forum e blog non leggo mai di startupper che raccontano che sono disponibili a rinunciare per anni a fare ferie pur di portare al successo la propria azienda. E quando parlo nelle varie occasioni con ragazzi/e che stanno facendo una startup chiedo sempre quando hanno fatto le ultime vacanze. E se mi rispondono l’estate precedente passo oltre, non  mi interessa.

Fare una Startup significa prima di tutto RISCHIO  imprenditoriale e SACRIFICIO (di qualità). Sacrificio. Che riguarda non solo chi fa impresa ma anche le persone che stanno accanto a chi fa impresa: fidanzate/mariti/figli. Anche loro rinunciano.

Ma è così, non può essere altrimenti. Con un time to market essenziale per aver successo non si può che sacrificare tanto e tutto per un bel periodo.

A chi vuole fare la sua azienda chiedo sempre: sei disponibile a non fare 1 giorno di vacanza per 3 o 4 anni e a lavorare 18 ore al giorno, sette su sette? Senza la certezza dei risultati?

Si guarda tanto all’America o ad altri paesi europei per la facilità di fare impresa. Io guardo anche all’estero invece per trovare persone che alla domanda appena posta non diventano paonazzi e che siano in grado di rispondere SI senza esitazione. Con entusiasmo.

4      L’idea da sola conta zero. Meno di zero. D’idee c’è pieno il mondo. La differenza è fatta da come si esegue un idea.

Execution!

Quindi provo pena e tenerezza nei confronti di chi ad esempio protegge la propria idea mentre cerca aiuto (finanziamenti/advisor/ etc), chiedendo subito la firma di un NDA, perché so già che non ce la faranno mai. La differenza la fanno le qualità delle persone e i sacrifici che queste persone sono disponibili a fare.

5      Non credo alle startup fatte da chi non ha una pregressa esperienza nel mondo del lavoro. So già le obiezioni che ne potrebbero scaturire….. Mark Zuckerberg ad esempio. Beh, premesso che bisogna parlare nella generalità dei casi e non dei geni, il buon Mark prima di Facebook aveva già lavorato su molti progetti che avevano creato valore (per lui certo ma anche per i suoi clienti), era stato ammesso ad Harvard (mica nello Utah, con tutto il rispetto ovviamente), ed era un genio. Non ne ho conosciuti tanti io di geni. Voi?

E scusate se non risponderemo a chi ha belle idee ma non ha esperienza (alcuna) di lavoro. Non siamo il giusto incubatore per voi. Non ci interessa finanziarvi nemmeno se trovate il Sacro Graal.

6      Fare impresa, perché fare una startup significa fare impresa, vuol dire (e lo ribadisco) creare valore. Non si può prescindere dal valutare quanto scrive Porter nella bibbia del Marketing: quando si lancia un’azienda  bisogna avere un vantaggio competitivo nel mercato di riferimento. Per ottenerlo ci sono sempre e comunque solo 3 strategie percorribili:

  1. strategia di differenziazione
  2. strategia di prezzo
  3. strategia di focalizzazione, o nicchia

7      Basta scuse: tutti gli imprenditori (e quindi gli startupper),  in ogni parte del mondo, sono partiti con i soldi dei “Family and Friends”, parenti ed amici. Anche Mark Z., anche Steve Jobs, tutti.

E se nessuno di chi vi conosce vuole scommettere su di voi, perché dovrebbe farlo un estraneo? Al giorno d’oggi poi per partire serve poco, eventualmente i soldi veri servono per crescere quando è assodato che il modello di business funziona.

Chiudo tornando al punto di partenza, perché mi piacerebbe che questo concetto fosse anche insegnato nelle scuole di impresa e fosse spiegato a chi vuole fare una startup.

Non si riesce a fare un’impresa col solo obiettivo di fare soldi. Semplicemente non è una motivazione forte abbastanza per superare i momenti difficili e terrificanti che ogni imprenditore incontra.

La vera leva o molla imprenditoriale può essere sia una visione, alla quale si crede ciecamente, sia l’Amore per quello che si fa.

Si, l’Amore.

Chiedete ad ogni imprenditore.

Sono entrambe delle leve importantissime perché creare un’azienda proprio per la fede che sia ha nel proprio progetto, la fiducia nel futuro, i sacrifici che si fanno, la dedizione che si mette, è come far crescere un figlio.

E staccarsene, ci sta che poi si voglia monetizzare un risultato o che siano necessari fondi per far diventare grande la propria creatura, è sempre e comunque una sofferenza.

Se non è così, non si arriverà mai a quel momento. Ma forse è meglio non partire.

27 Comments

  1. Ciao, ti faccio i miei più sentiti complimenti per questo blog. In qualsiasi settore il fenomeno umano del raccontare solo le storie di successo (succede per i traders/investitori, per il mondo dello spettacolo, dell’editoria, e chi più ne ha più ne metta) fino a creare quelle che in inglese si chiamano “fads”, porta spesso a perdere il contatto con la realtà. C’è sicuramente il bisogno di qualcuno che racconti anche le storie di chi non ce l’ha fatta, e soprattutto che restituisca il fenomeno della start-up internet alla loro categoria di appartenenza, cioè la buona vecchia imprenditoria. Ti seguo da qualche settimana e mi riconosco in molti dei punti di vista espressi.
    In particolare, in merito al presente articolo, vorrei dire che il bootstrapping è stato fin dall’inizio l’obiettivo primario della start-up che ho fondato da poco tempo. A volte, forse a torto, percepisco qualcosa di vacuo e inconsistente nel taglio giornalistico che viene dato ai report sulle decine e decine di manifestazioni per far incontrare startupper e investitori: esattamente come tu dici, si celebra l’ottenimento dei finanziamenti come fosse un punto di arrivo. Sicuramente tra i tanti che partecipano a questi eventi ci sono molti imprenditori coscienziosi disposti a sacrificare il proprio tempo, le proprie risorse ed anche in parte gli affetti, quindi disposti a fare Impresa, e mi rendo conto che non tutti hanno delle risorse personali da rischiare come è stato il mio caso.
    E’ indubbio, tuttavia, che l’esaltazione giornalistica e di opinione ha ormai raggiunto connotati da bolla speculativa.
    L’imprenditore è, a mio avviso, una figura nobile che riesce a guardare alla big picture con la consapevolezza che ad essa non si può ambire senza possedere anche delle doti umane di passione, resilienza e perseveranza, guardando alla propria creatura come a qualcosa di vivo da nutrire e correggere costantemente, senza mai tralasciare nulla.
    E’ per questo che, a prescindere da qualsiasi risultato, è il mestiere che amo e che spero di svolgere per il resto dei miei giorni.
    Buon proseguimento e grazie per i tuoi lungimiranti articoli!

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  2. Grazie, grazie di aver condiviso i pensieri e una visione imprenditoriale così rara quanto importante.
    Da anni sostengo che la chiave del successo di una startup NON se ne sta nell’idea, ma nell’iniziativa, nel COME. E lo dico stando dentro il mondo della Ricerca, osteggiando chi vuole trasformare l’innovazione e il tanto decantato, e potenzialmente rilevante, trasferimento tecnologico in operazioni finanziarie.
    Se nel mondo delle startup si contano tanti insuccessi, se ci si sposta alle spinoff, il panorama è drammatico. I giovani, il paese, hanno bisogno di iniziative industriali non finanziarie. Il paese ha disperato bisogno di imprenditori veri, di coraggio, di cuore, di intuito, di passione.
    Scusa lo sfogo.

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    • grazie Massimo per il tuo commento e per le tue parole. Il tuo mondo, quella della ricerca, dovrebbe essere la chiave di tutto il nostro futuro, il punto d’appoggio della nostra industria. Ma pochi vedono lontano purtroppo e leggendo in giro si capisce quanto la logica finanziaria ormai comandi rispetto ad una logica industriale! grazie

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  3. grazie per questa visione generale. e se una la famiglia ce l’ha già? figli piccoli, ecc ecc? start up e famiglia sono quindi incompatibili secondo te? chiedo, così mi regolo…

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    • Io ho iniziato la mia azienda quando la mia bimba aveva pochi mesi. Sono assolutamente conciliabili. Certo, bisogna organizzarsi. Ma quando si hanno più figli non si divide il proprio cuore, lo si moltiplica! :-)

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      • Complimenti per il blog… concordo con quanto pensi e scrivi Andrea, soprattutto quando citi “la molla imprenditoriale… l’amore per quello che si fa”.
        Come Paola sono mamma .. e ho aperto ufficialmente la mia p.i. quando il mio piccolo aveva 8 mesi (ora ha 2 anni). Tra l’altro in un settore poco valorizzato e tutelato in Italia, quello della consulenza artistica e organizzativa per eventi e spettacoli.
        Cara Paola, start up e famiglia non sono incompatibili… ma non nego che per una donna-mamma è tutto molto più difficile. Posso dire che trovare il modo sul “come realizzare l’idea” non collima molto con le esigenze familiari, nonostante il sostegno del resto della famiglia.
        Certo, lamentarsi non serve a nulla, altrimenti il sacrificio di cui parla Andrea nel suo blog è vano.
        Care donne e mamme, utilizzando la nostra riserva di energia possiamo creare impresa anche noi.. certo, c’è da approfondire quanto gli investitori siano disposti a impegnarsi con un’impresa femminile dotata di prole e famiglia (a sua volta dotata di influenze e malattie varie, visite dal pediatra e dal dentista, impegni scolastici, sport, catechismo per chi ce l’ha ecc ecc).

        Discorsi da don Chisciotte a parte, personalmente penso che se una start-up femminile con una famiglia alle spalle non ce la fa, non sia per mancanza di idee, o sacrificio o di amore per il proprio lavoro, o di execution…bensì per una scelta personale fatta ad un certo punto del sacrificio stesso…
        Un piccolo punto di vista femminile.

        Detto questo, avanti tutta senza paura e buon lavoro!

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  4. finalmente leggo delle considerazioni sul mondo delle statup che hanno tanto buon senso.

    amare la propria idea: come consideri cedere una parte della tua idea a qualcun’altro? se è veramente tua dovresti sentirti un po’ a disagio, come quando corteggiano la tua ragazza.

    competenze, sacrificio, lavoro duro e idee sono e devono essere gli elementi fondamentali per sviluppare la propria idea di progetto, altrimenti l’obiettivo non è la startup

    o forse l’idea è solo quella di fare soldi! in questo caso forse è meglio andare a fare il broker finanziario.

    o sei imprenditore o non sei uno startupper

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    • Ciao Luigi, grazie. Se è solo una logica di fare soldi, allora è una logica finanziaria. E non può andare bene ovviamente. Grazie, ciao

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    • ciao Andrea.. ma no, non è una brutta moda, anzi. Però sarebbe più bello che passasse il concetto che bisogna fare impresa, non startup. Perché nell’accezione più ampia impresa oggi viene (purtroppo) intesa in modo più ampio. Grazie però del tuo commento

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      • Scusa, ma è un po’ uno sfogo ma in senso positivo.
        Da poco ho aperto una piccola società (con i miei risparmi) e da subito sono stato etichettato come startupper, è un’etichetta che mi ha dato fastidio fin da subito.
        Non essendo un gran economista, ma solo un gran smanettone non sono mai riuscito a capire il perchè di questo “fastidio”.
        Sono un imprenditore per necessità nel senso che per raggiungere i miei obiettivi lo devo diventare e in questo senso ho molto/tutto da migliorare e imparare. Faccio molta fatica a confrontarmi con altri startupper e faccio molta fatica a capirne il perchè. Con il tuo articolo sei riuscito a razionalizzare un mio pensiero e in un certo qual modo mi sento confortato e più forte rispetto alla strada che sto percorrendo così diversa dai trend e dagli articoli che si leggono.
        In realtà io penso veramente che “startup” sia diventata una sorta di moda, con probabilmente una valanga di interessi dietro anche a non far vedere che spesso il meccanismo non funziona, probabilmente gli intenti iniziali erano buoni.
        La “startup” sta diventando un meccanismo burocratico, fatto di pitch, excutive summaries, che spesso poi diventano solo dei grandi esercizi di stile anche un po’ fini a sé stessi, lo dico anche con un po’ di amarezza perchè sono una mente tecnologica e pratica e ho mille difficoltà a compilare queste carte. Si perde il time-to-market, ora che ho fatto il corso dello startupper, compilato gli executive, rischio che la mia “brillantissima” idea sia già vecchia o presentata da qualcun’altro.
        Scusa la lunghezza, ma sostanzialmente grazie per aver definito meglio la mia “identità imprenditoriale”.

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  5. Una bellissima analisi fatta con esperienza e con il cuore, perchè è questo quello che bisogna avere per fare una startup. Da startupper in un settore innovativo come quello delle nanotecnologie, mi sento di aggiungere che la cosa più difficile non è l’idea, ne i sacrifici personali di tempo e soldi, ma bensì l’aspetto emotivo. L’incertezza, la paura sbagliare e di non farcela, sono diavoletti che si portano sulle spalle per mesi/anni.
    Per partire con una startup credo che bisogna essere degli ottimisti, umili e mentalmente elastici. Non fossilizzarsi sui propri pensieri iniziali, ma essere disposti a cambiarli. Saper gestire le buone e le cattive notizie con razionalità e se questo sembra troppo, allora è meglio lasciare perdere.

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  6. E’ bello condividere i propri pensieri, con chi ha il coraggio di dire come stanno veramente le cose.
    Oggi il termine “startup” ha creato una corrente e questo grazie ai grandi successi di pochi: dalla big M alla big C (quindi sopratutto nell’ICT).
    Da quello che ho visto, anche nella recente fiera a Milano, startup ICT – startup INDUSTRIA – startup SERVIZI sono molto differenti tra loro e con esigenze differenti.
    Nel ICT ho osservato molta clonazione dell’esistente, qualche presenza nell’ industria e nei servizi, quasi nulla.
    Startup ICT hanno il vantaggio di essere poco costose all’inizio, poi industria e infine servizi … (improbabile se non si ha un capitale proprio).
    Il Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179 finalmente definisce cos’è una startup. Ma se non finanziano queste attività, non solo con qualche sgravio fiscale e più libertà nel bilancio, ma con finanziamenti a fondo perduto, credo che molti rischiano di rimanere solo con l’idea in mano (sopratutto nell’industria e servizi).
    No, non è facile fare una startup, sopratutto con questa sistema impresa.

    Aggiungerei tra le doti che deve avere uno startupper: un pò di sana pazzia aggiunta al romanticismo… perchè bisogna essere dei gran sognatori, ma in questo siamo bravi.

    Ti seguo, ciao.

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    • bellissima frase, quoto in toto “un pò di sana pazzia aggiunta al romanticismo… perchè bisogna essere dei gran sognatori, ma in questo siamo bravi.”

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  7. Mi occupo di supporto all’avvio (start up) di imprese da 20 anni, compresa la mia impresa assieme ad altre 3 socie. Il solito provincialismo ci fa mutuare dall’inglese una definizione che sembra nuova ma è riferita ad una realtà che è sempre simile a se stessa: la creazione di un impresa innovativa che rappresenta un cambiamento non lineare nel mercato. Ma sempre di impresa si tratta, vale a dire deve sostenersi e nel farlo deve soddisfare le esigenze dei clienti, dei titolai e dei lavoratori che coinvolge!
    Le regole del mercato valgono anche per la Startup con la S maiuscola, altrimenti siamo nuovamente caduti nella categoria “imprese sussidiate”.
    Complimenti per il blog e per il lavoro che stai facendo, utile e prezioso.

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    • ciao Luisa, complimenti per l’attività che fai tu con le tue socie. Chissà quante ne hai viste in questi anni… Grazie per i tuoi complimenti, fanno piacere! a presto, ciao

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    • Giusta osservazione Luisa,
      condivido da collega.
      Ti lascio anche il mio blog.

      Cordiali saluti
      massimo d’Angelillo
      http://dangelilloimpresa.wordpress.com

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  8. Ho letto l’articolo attirato dal titolo e pensando “e che altro dovrebbe essere uno start up?”. Poi ho capito. Se non ti dispiace ti citerò spesso. Grazie.

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  9. Scusa se nn ho letto i commenti, cmq sono Executive MBA in SDA Bocconi e ti posso garantire che lì abbiamo discusso approfonditamente più casi di fallimenti. Spesso dissimulando i nomi o semplificando un po’, ma cercando di coglierne le cause, del successo prima e del fallimento finale poi.
    Peccato che come EMBA il mio CV abbia trovato una via privilegiata… per i cestini degli HR invece che per ben altre posizioni, fino a costringermi a vivacchiare come libero professionista. Quindi non aspettiamoci troppo dall’imprenditoria italiana.

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  10. Salve a tutti mi sono trovato in questo blog e ho letto l’articolo del signor Andrea Adusi
    Mi trovo molto con il suo pensiero e vorrei affidarmi alla sua esperienza per avere alcuni consigli su come poter avviare al meglio la mia azienda uno START UP lo scritto anche io in maiuscolo.
    Io attualmente sto cercando di mettere su una impresa seria ,in pratica io ho una ditta individuale e sono un grossista per parrucchiere,ma non vendo prodotti già conosciuti,ma bensì i miei! questo significa che ho creato un marchio l ho registrato e lo promuovo io stesso per prima, e poi attraverso due promoter che vanno negozio per negozio a pubblicizzare il mio prodotto e il mio Marchio. Mi sono trasferito a Roma e sono tre anni che spingo questo marchio perché ci credo tantissimo e amo il mio lavoro più di ogni cosa al mondo. E de per questo che mi trovavo su questo blog perché voglio capire come fare per ottenere un piccolissimo prestito per poter cominciare a fare sul serio si!
    sul serio, lo dico non perché adesso non lo faccia.
    Tre anni fa quando ho iniziato sono andato io di persona a vendere ai parrucchieri ho avuto un bel riscontro e così che decisi di farlo pubblicizzare anche ad altre persone creando un tester di prodotto e a farlo provare gratis ai parrucchieri io e i miei collaboratori che sono solo due persone lo abbiamo fatto bene e di fatti i miei clienti dei quali molti con saloni al centro lo hanno apprezzato, ed hanno acquistato. Solo che adesso vorrei migliorare la mia attività creando un pakaging più accattivante,E cercando di comprare dall’azienda che produce conto terzi per me maggiore quantità in modo da avere un prezzo più basso e avere più margine e dare possibilità anche a molti ragazzi come me di lavorare. Non si tratta di molto me ne servono solo 15.000 perché la restante parte per fare tutto questo lavoro la metto io . questi mi servono solo per pronto soccorso se mai succede qualche imprevisto dato che userò tutti i miei risparmi per creare quello che mi serve. ho 23 anni e credetemi vorrei avere solo qualche chiarimento sono disposto anche ad avere qualche colloquio e parlare con qualcuno di esperienza proprio come il signor Andrea per poter così orientarmi al meglio con gli investimenti e poter costruire finalmente delle Fondamente solide per lo sviluppo della mia attività. Non temo la crisi perché il mio lavoro rende se è fatto con professionalità e gli si dedica tutto il tempo possibile. Ringrazio tutti coloro che mi vorranno aiutare anticipatamente e ascolterò tutti voi menager di esperienza. Confido in questo blog distinti Saluti: Del Giudice Daniele

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    • Gentile Daniele, ti ringrazio per il tuo commento e le tue parole.
      QUesto blog ha l’obiettivo di raccontare le storie di chi non ce l’ha fatta e di capirne i motivi, così che possano essere utili strumenti per migliorare o lanciare il proprio business.
      Ma è ovviamente una visione di parte, la mia. Con tutti i limiti della stessa.
      Il mio consiglio è leggere oltre a questo blog molti altri siti che raccontano come meglio utilizzare e sviluppare un business plan, così che poi sia anche più facile ragionare sul tuo progetto. Ti consiglio un’approfondimento sulle forze competitive di Porter.
      Un caro saluto e un augurio di un grandioso 2014.
      ciao

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  11. Incredibile, ma Dio è sempre vero Gran .Dopo diverse versioni di mia applicazione da parte della banca, ho ricevuto questa cagna pronta ad onesti signora ulteriori informazioni Sig.ra Angelina LOMBARDI .Per, prego semplicemente contattarlo per e-mail : . offre prestito di € 1000 a € 3.000.000 a chiunque in grado di ripagare con gli interessi ad un tasso basso di 2% Non mettere in dubbio questo messaggio. Si tratta di una realtà perfetta. Spargi la voce ad amici e parenti che sono nel bisogno.
    Dio vi benedica.

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